La generazione Z ha purtroppo un grande problema. La globalizzazione, i social, la tecnologia, le e-Bike e l’intelligenza artificiale stanno letteralmente spegnendo i giovani di oggi verso quegli sport più faticosi, come per esempio la Mountain Bike. Le liste di partenza alle gare purtroppo parlano chiaro. I giovani non ci sono. Se ci sono, sono pochi, costretti a fare centinaia di chilometri per regole federali che non gli danno la possibilità di correre anche in una comune gara di paese. Quelli che ci sono, sono spesso pompati all’inverosimile fino a che non capiscono, che perdere l’adolescenza così non ne vale semplicemente la pena. Tuttavia, al di là di quelli che possono essere modi di preparazione ed allenamento dei nostri ragazzi, vanno ringraziate tutte quelle persone ed organizzatori che comunque ancora oggi ci provano.

Un errore di tutti

Ma se ci sono, se sono pochi e soprattutto se non continuano. Di chi è la colpa? E soprattutto? Cosa si può fare per fare un’inversione di marcia? La prima domanda è presto risolta: di tutti e di nessuno. Negli ultimi 30 anni il mondo ha cercato solo strumenti per semplificarsi la vita di tutti i giorni dove i primi a caderci, siamo stati noi adulti. I ragazzi, hanno solo seguito le nostre orme. Non si può pretendere di imparare ad un giovane lo spirito di sacrificio, il conquistarsi le cose da soli, il costruirsele pezzo a pezzo, se non ha un esempio genitoriale o della società stessa.

Bici arruginite e maglie di lana che non si vedono più

Mi ricordo che quando a 12 anni ho partecipato alla mia prima garetta di Mtb, tutti, io compreso avevamo dei veri cancelli dove a stendo scorrevano i pneumatici. Divise fatiscenti prestate da chi non le usava più e sottomaglie in lana che col sudore pesavano 4 volte tanto. Mi ricordo che l’upgrade del mezzo avveniva mese dopo mese a piccoli passi, a patto che nel frattempo, i voti a scuola siano stati decenti. Oggi, in una gara di esordienti questa cosa non è più possibile. Le bici sono già tutte performanti, il vestiario idem. Se sei un po’ fuori moda sei bullizzato, sei uno sfigato. Si tende a ragionare non come una cosa da conquistare a piccoli passi senza pensare ad un risultato ma come diventare campioni subito.

Giovani in balia di una società senza delle fondamenta

Succede poi che inizi ad uscire, a vedere qualche bella ragazzina e a mollare, perché sotto non c’è quella fondamenta di passione che ti dice che puoi fare entrambe le cose e che se non diventerai un campione, pazienza.  

Il tutto poi si sposta alla vita di tutti i giorni, dove li si che arrivano i problemi, che diventano difficilmente affrontabili, perché avevi un grande maestro di vita, lo sport, e lo hai abbandonato. Così cerchi altri metodi per semplificare la vita di tutti i giorni. Per fare più cose nello stesso tempo. Acquisti un telefono super performante per fare tutto, tanti elettrodomestici programmabili e una e-Bike, perché così se hai un ora di tempo, invece di fare 15 km, ne fai 30. E la tua mente non pensa più a come conquistarsi una cosa con il sacrificio, ma nel più breve tempo possibile, affidandoci da oggi all’IA, perché corriamo dalla mattina alla sera e non abbiamo più nè tempo, nè voglia di faticare.

Potremmo andare avanti così, all’infinito perché l’errore non è di uno o di un gruppo di persone, ma di una società che oggi viaggia così. Abbiamo solo un unico strumento per far cambiare idea ai nostri ragazzi e siamo noi stessi. Noi che in bici andiamo, che partecipiamo alle gare, che sappiamo cosa vuol dire. Facciamo vedere ai nostri giovani, quanto è bello conquistarsi qualcosa da soli, col tempo, la perseveranza e il sacrificio…