Tutti gli anni a inizio dicembre ci ritagliamo qualche giorno per staccare dal mondo della bicicletta alla ricerca di nuove avventure. In particolare in questi anni, tra i tanti sport a disposizione, ci siamo innamorati dello sci alpinismo. Quest’anno, per il secondo anno consecutivo, siamo saliti a Malga Fevri, una traccia ampiamente conosciuta dai local e non solo.

Perchè facciamo sport? Facciamo fatica, sacrifici. Perchè ci alziamo presto la mattina ricercando la sofferenza? Non so voi, ma io ogni tanto quando esco al mattino presto dalla mia stanza e il mondo ancora dorme me lo chiedo. Me lo sono chiesto anche quella mattina a Madonna di Campiglio, ore 5.30 del mattino con una temperatura che si aggirava attorno ai 10 gradi sotto zero. Non potevo stare nel letto, (pensai)? Di sicuro mi sarei riposato un po’. Di sicuro non avrei rischiato di ammalarmi o peggio ancora di farmi male.

Partire quando il mondo dorme

Smetto di pensarci su, mi preparo in silenzio ed esco con gli scarponi già ai piedi e gli sci in spalla verso il bosco del Monte Spinale. Nello zaino, oltre ad un capo pulito ed asciutto, ho anche una batteria di scorta del telefono (non si sa mai) e una pila di riserva per il frontalino. Il percorso che devo affrontare non implica pericoli di valanghe in quanto la traccia è piuttosto facile e segnata, quindi non mi prendo le attrezzature di sicurezza come una mini pala.

Arrivo all’imbocco del sentiero, aggancio gli sci, tolgo il giaccone pesante, accendo il frontalino e parto. Mi lascio alle spalle Madonna di Campiglio con il paese completamente deserto nonostante in questo periodo il paese pulluli già di turisti. Mi infilo nel bosco per il primo tratto di salita. La neve non è proprio il top. Il caldo del giorno ha creato dei lastroni di ghiaccio che di tanto in tanto fanno scivolare gli sci sulle pendenze attorno al 30-40%. Il freddo dura pochi minuti e dopo circa 10 minuti di frequenza cardiaca in soglia anaerobica inizio già a scaldarmi. Attraverso la famosa pista Spinale Direttissima dove dalla sommità del suo muro, posso vedere le case di Campiglio sempre più piccole.

Il silenzio della notte…

Entro in un altro bosco, ed i suoni sono completamente ovattati dalla neve fresca. Sembra di essere in una camera insonorizzata, dove gli unici rumori che si sentono sono quelli degli sci che scorrono sulla neve e del tuo respiro affannoso che provoca piccole nuvole di condensa sul frontalino. La vista è limitata al solo fascio di luce davanti a te, il che rende ogni minimo rumore un po’ irrequieto. E’ ancora buio pesto. Non puoi ammirare panorami mozzafiato o goderti il tuo viaggio visivamente. Così, mentre la fatica ti accompagna in questa salita mattutina ti immergi nei tuoi pensieri più profondi. L’idea di stare nel letto ti ha già abbandonato da tempo. Le endorfine stanno già facendo il loro bel lavoro e anche se al momento sei solo in mezzo al buio della notte e del bosco, di sicuro sai che vuoi continuare a salire. La conferma c’è l’ho in un tratto dove il bosco si apre e spengo il frontalino. Una vista mozzafiato di un cielo stellato senza filtri di luce artificiale, mi lascia senza fiato. La poca luce della mezza luna calante basta nel far brillare a tal punto la neve da vedere le sagome delle Alpi.

Le prime luci dell’alba e il mondo che non è più lo stesso

Continuo a salire. Passano i minuti velocemente e in men che non si dica, vedo il cielo schiarirsi un po’ all’orizzonte. Il bosco comincia a diradarsi, questo vuol dire che abbiamo superato i 2.000 metri di quota. Ormai questo viaggio, che potrebbe essere un allenamento come tanti, sta iniziando a dare i sui frutti. Svolto un tornante, proseguo qualche centinaio di metri ed ad un certo punto il bosco si apre completamente. E’ difficile spiegare cosa ti trovi davanti in questo posto al giusto orario. Il sole ancora non è sorto, ma il cielo comincia ad illuminarsi. Davanti a me ci sono le Dolomiti di Brenta ben visibili. Attorno a me una distesa infinita di neve, senza nemmeno più un albero. Nonostante non sia più buio pesto, il cielo è ancora stellato, con la via lattea più soffusa ma comunque visibile e i cristalli di neve che iniziano a brillare come diamanti. Spengo il frontalino. Mi fermo e mi godo uno spettacolo unico.

Malga Fevri, vista paradiso

Da questo momento procedo senza preoccuparmi più di nulla. I pensieri vari della vita di tutti i giorni non mi hanno abbandonato alle prime luci dell’alba. Ogni secondo di questo viaggio ora è uno sguardo alla natura. La distesa di neve davanti a me mi fa vedere orme di animali passati da pochi minuti. Impronte che mi ricordano che non sono proprio solo. Arrivo a Malga Fevri e mi cambio gli indumenti nel portico del rifugio ancora chiuso poichè non è un bivacco. La mattina è senza una nuvola, ma il freddo è pungente. Scatto qualche foto. Rimango fermo ad ascoltare il silenzio più assoluto mentre il sole fa capolino tra le montagne e inizia a colorare la cima dell’Adamello.

Dopo qualche minuto riparto alla volta del Monte Spinale. Ogni metro è un’emozione che mi spinge a tirare fuori il telefono ogni minuto come un cinese impazzito. Ma il freddo dopo un po’ mi stoppa definitivamente e tiro dritto verso la mia vetta mattutina. Sono ormai le 8 ed in cima gli addetti ai lavori delle funivie iniziano a prepararsi ad un week-end di fuoco. Il tempo di togliere le pelli dagli sci, stringere gli scarponi e coprirmi per bene che mi dirigo verso la pista da sci.

Preferisco non scendere in fuori pista. Anche se facile in questo caso, è sempre meglio viaggiare in compagnia. Sono solo, con le montagne ancora deserte e per sicurezza, dirigo le mie lamine sulla pista appena battuta e tutta per me. Se la salita è durata tanto, la discesa come sempre vola. Tuttavia ogni curva è un godimento unico di pieghe tra le righe dei gatti delle nevi. Arrivo a Madonna di Campiglio con gli impianti ancora chiusi ma i primi appassionati già in fila che mi guardano con un po’ di invidia. “Forse” (penseranno) “avrei dovuto stare su presto anche io…”.

Siamo noi i fortunati del nostro stesso destino

Torno in hotel felice, per aver fatto qualcosa che mi piace, con fatica e con un po’ di sacrificio. Potevo starmene a letto, alzarmi con calma e non consumare tutte quelle energie. Ma noi amanti dello sport siamo così. Ricerchiamo sempre la fatica, la difficoltà, perchè poi in cima alle nostre salite possiamo vedere paesaggi che nessuno vede e provare emozioni che nessuno prova…

Testo – Davide Salvatori (Alba a Malga Fevri)