In questi giorni si è letto e discusso molto di un’intervista fatta ad Andrea Ferrigato, ex ciclista professionista sul movimento amatoriale dopo la Granfondo Strade Bianche (Qui l’articolo).

Nemmeno a farlo a posta, questo dibattito è arrivato nei giorni in cui è uscita la “simpatica” notizia che 130 ciclisti su 150 partecipanti in Spagna, si sono ritirati perchè venuti a conoscenza dei controlli antidoping all’arrivo.

Se la seconda notizia per quanto ci riguarda è completamente inutile in quanto non è nemmeno materia del nostro Paese (anche se gli haters non hanno perso occasione per dare a tutti dei drogati…) l’intervista di Ferrigato merita uno spunto di riflessione anche per noi che organizziamo nel mondo Mountain Bike.

Stranieri in fuga dagli eventi italiani? Dipende

Seppure in parte concordi con il ragionamento del campione, durante l’intervista si parla del comportamento di una prima metà del gruppo (circa 500 ciclisti) che interpreta la Granfondo come se fosse una corsa di professionisti con comportamenti scorretti e un particolare riferimento alla fascia italiana. E’ vero e lo sappiamo anche noi che organizziamo gare in Mtb che nella testa della corsa il clima spesso non è dei migliori… Però ci sono due dati da analizzare meglio. Il primo dato è che 500 persone su 7.000 partecipanti della Strade Bianche sono una percentuale molto bassa (appena l’8%). Il secondo dato è che dei primi 500 solo 320 sono italiani. Perchè allora di demonizza sempre e solo l’italiano in questo articolo?

Partenze alla francese? Anche no

In una successiva domanda, dove si chiede quale può essere la soluzione, l’ex professionista parla di partenze alla francese o eliminazione dei podi. Su questo purtroppo siamo più in disaccordo che in accordo. La partenza di una gara è simbolicamente il momento più importante di una manifestazione. La musica, l’adrenalina, lo speaker che carica i partecipanti. Sono tutti ingredienti per noi essenziali, anche perchè è l’unico momento dove vengono veramente tutti acclamati. Le premiazioni sono altrettanto importanti. Alla fine una gara è fatta di una classifica. Se non premi la classifica che gara è?

Ci vuole più disciplina e più regolamentazione in materia

Quello di cui non si è parlato e che andrebbe fatto, è che gli atleti vanno disciplinati di più. E questa istruzione non deve essere materia di chi organizza eventi che ne ha già troppe, ma degli enti, delle federazioni e dei team di appartenenza. I comportamenti scorretti, che vanno dall’insulto all’abbandono di rifiuti, dovrebbe essere punito come una violazione di Doping. Bisogna far capire agli atleti che si può andare a fare una gara anche rispettando gli avversari e non insultandoli o abbandonando cartacce per terra.

Nelle Granfondo c’è già spazio per tutti

Per il resto, una Granfondo da la possibilità a tutti di pedalare il proprio evento. Chi non vuole lo spasmo agonistico semplicemente si accoda al gruppo. Chi non gli interessa del risultato semplicemente non lo cerca. Viceversa chi vuole fare una gara, misurarsi con se stesso e con i propri amici deve aver la possibilità di farlo, in maniera corretta sì, e soprattutto pulita. Su questo bisogna lavorare!