In tutto il Nord Europa, la disciplina del Ciclocross è sempre stata un appuntamento invernale fisso. A fine anni 90, primi del 2000 c’era Sven Nys, che era l’attuale Van der Poel. Un atleta che dove andava vinceva. Tra gli italiani, Enrico Franzoi era il portacolori più forte.
In Italia non ha mai tirato più di tanto, forse proprio perché non c’è mai stato quel campione che riusciva a catturare l’attenzione dei media italiani. Negli ultimi anni però, con l’arrivo di Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert le cose sono radicalmente cambiate anche in Italia.
Media e televisioni ne parlano, snocciolando cronache e foto dei ring di gara. In particolare molti si sono appassionati a questa pratica proprio per le sue competizioni spesso combattute e mai scontate o noiose (anche perché relativamente corte).
La multidisciplinarietà che non c’era
Anni fa mancava anche il Campione che va forte un po’ ovunque. Tutti gli specialisti del settore come Miguel Martinez, Mario Cipollini, Sven Nys, ecc, erano tutti campioni solo nei loro campi. Oggi invece, non solo Van der Poel e Van Aert, ma tanti altri atleti praticano molte più discipline del ciclismo contribuendo poi a spostare l’attenzione dei tifosi anche su corse e pratiche meno conosciute.
L’esempio di Sagan
Peter Sagan è stato uno dei primi alle Olimpiadi di Rio a mettersi in gioco in prima fila, rinunciando alla prova su strada in linea per cimentarsi nella prova di XCO (poi risultata sfortunata).
Fatto sta che oggi giorno la multidisciplinarietà contribuisce e non poco alla visibilità di atleti ed eventi. Da quando Van der Poel e Van Aert sono rivali su strada, hanno catturato e non di poco anche l’attenzione sul Ciclocross che anno dopo anno sta risalendo la china negli sport che contano e che la gente guarda… Non da ultimo, il carisma stesso e lo spettacolo che solo certi atleti sanno trasmettere, hanno fatto si che il Ciclocross si stia prendendo la sua meritata rivincita.
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