C’è stato un tempo nel quale le gare nascevano non per esigenze di sponsor, territori o marketing, ma perchè dei semplici appassionati di un determinato luogo si radunavano e organizzavano per loro, eventi vicino casa. Gare che sono nate così ne è pieno. Basti pensare alle famose Maratona delle Dolomiti e 9Colli. Due regine della Bici da strada nate decine e decine di anni fa da piccoli gruppi di ciclisti locali. Allora non c’erano i social ne’ tantomeno i siti dove fare promozione. C’erano i giornali ed i cari e vecchi volantini. Ci si divideva i compiti, si tappezzavano i paesi limitrofi e si aspettava la domenica mattina per scoprire di avere degli iscritti. La sicurezza arrivava proprio dai locali che erano i promotori numeri uno degli eventi.
Gli eventi di una volta: una storia finita
Ecco, questa era una storia di qualche decina di anni fa, una storia di attaccamento del territorio, una storia dove decine di eventi hanno messo le basi per diventare quello che oggi conosciamo come grandi eventi nazionali e internazionali. Una storia che però purtroppo, è finita.

Nella crisi del settore che attanaglia il mondo amatoriale delle Granfondo, tra spasmi agonistici, costi diventati ormai proibitivi (per chi corre, ma anche per chi organizza), soppressione della fatica con gli aiuti delle batterie, c’è una cosa che più di tutte fa (passateci il termine) incazzare gli organizzatori: la mancanza della “fauna locale” ovvero di quelli che dovrebbero esserci come motivo di orgoglio del territorio locale. Quelli su cui puoi contare a prescindere, anche se dovesse diluviare il giorno della gara.
L’importanza di credere nei PROPRI territori
La realtà dei fatti è che sempre in più zone d’Italia (non tutte per fortuna) gli eventi si ritrovano ad avere più atleti da fuori che di quelli attaccati a casa. Del resto discorsi del genere li sentiamo anche noi regolarmente: “Non spendo 30-40 euro per andare a fare un evento in percorsi che già conosco, preferisco andare altrove”. Tutto vero (da un lato) se non fosse che i locali, sono proprio quella base di sicurezza che è venuta a mancare a gran parte di chi organizza in questi ultimi anni. Una parte fondamentale che può decretare addirittura la morte di un evento. Sì perchè non c’è cosa peggiore nel mondo in cui viviamo, che quella di perdere il nostro patriottismo, di essere convinti che gli altri siano sempre più belli e più bravi, che i posti in cui abitiamo non siano all’altezza o siano troppo noiosi per un evento dove un gruppo di persone ci mette anima, corpo, braccia e soldi.
Ed è così che la bella storia di un gruppo di amici che organizza una gara paesana e che dopo tren’anni diventa un evento da migliaia di appassionati, rischia di non ripetersi mai più. La cruda realtà è che oggi gli eventi nascono con tanti bei propositi, tengono botta qualche anno tra mille difficoltà e poi probabilmente… muoiono.