Qualche giorno fa su una nota testata di settore, è uscito un articolo che ha creato molto dibattito tra gli appassionati, anche alla luce di un tragico evento che ha coinvolto un ragazzo di soli 31 anni in una Granfondo su strada. Nell’articolo in questione si proponeva l’abolizione delle Granfondo amatoriali così come le conosciamo per evitare episodi di questo tipo in futuro nel ciclismo, limitando la gara, a qualche tratto cronometrato in salita e senza apparenti pericoli.
Opinioni contrastanti
Il titolo ed il suo contenuto ha creato ovviamente un bel dibattito, (che poi era il fine dell’articolo stesso) non trovando, almeno nella massa dei commenti, un appoggio reale. Le opinioni sono state varie e le abbiamo lette in quanto facciamo parte di questo mondo, ma in parte, l’analisi si limita a dei fini prettamente personali delle persone che li hanno scritti. Chi ama la competizione non ne vuole nemmeno sentire parlare, mentre chi già da anni si è convertito ad una bici più “slow” ha applaudito la proposta.
Uno sport di fatica
La domanda che però ci dovremmo fare oggi è: è giusto trasformare uno sport che è sempre stato per definizione di fatica e di sacrificio, ad un raduno di amici? Ha senso trasformare il sapore del conquistarsi qualcosa da soli, che sia questa una gara o una salita, in un obiettivo che sia limitato ad arrivare ad un ristoro per mangiare? Noi pensiamo di no. Purtroppo la bicicletta è sempre stato uno sport che ha avuto dei pericoli. La sicurezza negli anni è migliorata molto. Per esempio, una volta non si metteva nemmeno il casco, oggi è una cosa impensabile.
Impariamo a vivere meglio le Granfondo, non ad abolirle
Tuttavia in una scatola chiusa non viviamo e non saremo mai esenti da una base di rischio. Quello su cui invece si potrebbe lavorare, tanto e bene, è l’educazione ad uno sport che sia più “sano” nel senso più lato della parola. Insegnare ai ragazzi a pedalare per divertirsi, a non invasarsi a 13 anni per una gara. Insegnare a conoscere agli amatori i propri limiti capendo a volte che una gara amatoriale è prima di una gara dove bisogna vincere, una domenica di divertimento. Imparare quindi che in questo mondo lo spazio c’è per tutti. Che i professionisti, fanno i professionisti e gli amatori, gli amatori.
Facciamo tutto quello che c’è da fare, ma non trasformiamo uno sport in un solo contenitore di batterie e gastronomia. Perchè lo sport è un maestro di vita. Lo sport aiuta un ragazzino a capire fin da giovane cosa vuole dire la fatica, il sacrificio, gli sbagli e le sconfitte. Il resto non è sport, è marketing…