Nel dibattito infinito tra il perchè il mondo Granfondo non sia più quello di qualche anno fa, e delle possibili soluzioni, tanti parlano, ma senza cognizione di causa.
Una gara è una gara
Lo avevamo già scritto in un nostro precedente articolo, ma è bene ribadirlo per tutto il bene del movimento. Il movimento del ciclismo, che sia quello della Bici da strada, Mtb o Gravel, non può necessariamente andare dietro solo alle mode. Ben vengano delle formule diverse. Ma se parliamo di una Granfondo detta anche “gara”, questa è, e deve rimanere una competizione. Cosa vuol dire fare una cicloturistica con un tratto cronometrato? Allora è una cicloturistica, non è una gara. Perchè a uno che piace correre gli si deve negare questo, solo perchè è una cosa che non funziona più come prima? La gara è una competizione che parte e arriva come competizione. Se questo tipo di evento non attira più per una serie di motivi, gli organizzatori cambieranno, ma a quel punto non faranno più una “gara”.
Lo stesso discorso vale per molti circuiti. Oggigiorno per cercare di differenziare e magari fare qualche abbonato in più, i circuiti si inventano (passateci il termine) le cose più contorte che si possano pensare, quando un circuito, nasce come un bacino di gare che corri e se sei forte vinci, PUNTO! Al massimo, come sempre accaduto in questi anni, si da la possibilità di scartare qualche prova, ma nulla più (almeno per noi).
Granfondo con iscrizioni alte? Ma dove?
Poi immancabili sono gli sproloqui contro gli organizzatori che (a detta di molti atleti) ormai sono diventati dei bacini a scopo di lucro. Ma dove? Ma chi scrive queste cose sa cosa vuol dire organizzare un evento nel 2024? Sa i costi, le responsabilità e le variabili meteo? Senza considerare 5/6 eventi in Italia, il resto delle gare viaggia da 20 a 50 € compresi di pranzi che a volte sono meglio dei ristoranti. E questo sarebbe lucrare? Poi certo, le trasferte costano un rene. La benzina, gli hotel, le bici, l’abbigliamento… Ma gli ultimi sulla ruota del carro al quale fare questi discorsi sono proprio gli organizzatori!
Per cambiare movimento, dobbiamo tornare a pedalare per passione
Dunque non demonizziamo nè il lavoro altrui nè i format che ci sono sempre stati. Ben vengano le cose nuove e innovative come cosa in più, non come alternativa. Come in tutte le cose c’è il momento di crescita e di flessione. Il vero problema è che ormai gli appassionati che vanno a una gara per divertirsi a prescindere dal risultato, sono molto pochi. A tutti interessa apparire, essere più forti possibili, tralasciando la fondamenta di questo sport, ovvero la passione. I giovani sono sempre meno attratti no da un format di competizione, ma dall’ambiente stesso…